JEFF BEZOS E L’IMPERO AMAZON

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“In genere la scelta è tra lavorare a lungo, lavorare sodo, o lavorare in modo intelligente. Ad Amazon bisogna fare tutte e tre le cose.”   – Jeff Bezos

L’INFANZIA E LE PRIME IMPRESE

Jeff Bezos nasce a gennaio 1964. Sua mamma, Jackie, è un’adolescente che lascia il papà biologico di Jeff e sposa Mike Bezos, immigrato cubano che adotta il piccolo. Solo all’età di dieci anni, Jeff scoprirà che Mike non è il suo vero padre: la cosa non lo sconvolgerà, in realtà. Anni dopo dirà che lo ha colpito di più il fatto di essere miope.

Sin da piccolo, Jeff mostra segni di genialità. A pochi anni, smonta completamente la sua culla con un cacciavite: “Volevo dormire in un letto vero”, dice alla mamma. Una grande influenza su di lui l’avrà il nonno texano che dai 4 ai 16 anni lo ospita nel suo ranch: lo fa lavorare (ripara mulini a vento e castra i tori) ma lo stimola anche dal punto di vista intellettuale, spingendolo a leggere e informarsi.

A cinque anni vede Neil Armstrong mettere piede sulla luna. Pochi giorni dopo, a scuola, dice alla maestra che “il futuro dell’umanità non è su questo pianeta”. È qui che il tarlo dell’imprenditoria e dell’innovazione entra nella mente del giovane Jeff: da ragazzo vuole diventare un imprenditore nel settore aerospaziale. Ci riesce nel 2000, quando fonda in gran segreto la Blue Origin, azienda impegnata nell’esplorazione spaziale, che 15 anni dopo fa la storia lanciando il primo razzo che può essere riutilizzato.

Il giovane Jeff però ancora non lo sa e trascorre un’estate, che definisce miserabile, lavorando al McDonald’s, da adolescente. Forte di quell’esperienza che non vuole mai più ripetere, avvia la sua prima “impresa”. Insieme alla sua ragazza dell’epoca, crea il “Dream Institute”, un campo di dieci giorni per ragazzi, in cui li aiuta a sviluppare il pensiero creativo. La fee per accedere al campo è di 600 dollari: si iscrivono in sei.

Nel frattempo studia, si diploma, e va al college a Princeton, dove si specializza in informatica. Subito dopo la laurea, rifiuta offerte da colossi come Intel e Bell Labs. Il suo sogno resta quello di mettersi in proprio. Prima ci prova lavorando con una startup nel settore delle telecomunicazioni, chiamata Fitel. Poi si mette in partnership con Halsey Minor, futuro fondatore di CNET, per lanciare una startup che invia notizie via fax. L’impresa non decolla perché nessuno è disposto a finanziarli.

Accetta quindi un lavoro in D.E. Shaw, un hedge fund, e qui fa carriera. In quattro anni diventa vice presidente senior.

LA NASCITA DI AMAZON

Quel tarlo, però, resta sempre in testa a Jeff. Nel 1994 scopre che il web è cresciuto del 2.300% in appena un anno. Decide che non può farsi sfuggire una tale occasione e crea una lista di 20 possibili prodotti che può vendere online.

Alla fine, decide che i libri sono l’opzione migliore. Va dal suo capo e gli dice che vuole lasciare il lavoro – con uno stipendio invidiabile e una serie di benefit – per vendere libri su Internet. La scena la racconta lui stesso: «“Sai – dice a Shaw – mi è venuta in mente una cosa un po’ folle: vendere libri online”. “Andiamo a fare un giro” mi ha risposto. Mi ha portato a fare una passeggiata di un paio di ore in Central Park e mi ha detto questo: “Sai Jeff, sembra una buona idea, ma sarebbe migliore se provenisse da qualcuno che non ha un lavoro buono come il tuo”».

Il consiglio non viene recepito. E Bezos molla il lavoro, prende la moglie, MacKenzie Tuttle e si trasferisce dal Texas a Seattle, a bordo di un’auto che gli presta il padre. Mentre MacKenzie guida, Jeff fa proiezioni sui soldi che può guadagnare con la sua nuova attività.

LA SCELTA DEL NOME AMAZON

Il primo nome che è venuto in mente a Bezos per la sua azienda è stato Cadabra Inc., derivato dalla formula magica “abracadabra”. Nel 1994 il nome sembra avere un senso: in fondo, il mondo dello shopping online è ancora nuovo e ha, in un certo senso, un sapore “magico”.

Tutto cambia quando il suo avvocato, continua a sentire “cadaver” (cadavere), invece di Cadabra. Bezos ne prova quindi diversi altri, come Relentless, Browse, Awake, di cui registra anche i domini. Solo alla fine si decide per Amazon. E qui la storia si fa intricata. C’è chi dice, infatti, che Bezos pensi al Rio delle Amazzoni, il fiume più lungo al mondo: dietro questo concetto si nasconde l’idea di un’azienda che vuole diventare la più grande al mondo.

Un’altra storia vuole invece il nome legato più prosaicamente all’indicizzazione sui motori di ricerca. In pratica, all’epoca i motori di ricerca funzionano in senso alfabetico: arrivano prima i risultati che iniziano con la A.

In ogni caso, il primo novembre 1994 registra l’URL amazon.com: le prime operazioni si svolgono in un garage, mentre i meeting con i suoi collaboratori avvengono nella libreria Barnes & Noble del quartiere dove vive.

Nei primi giorni dell’azienda, Bezos collega un campanello alle vendite: suona ogni volta che c’è un acquisto. Dopo appena poche settimane, tutti capiscono che è il caso di scollegarlo, perché squilla in continuazione.

L’UOMO PIÙ RICCO DELLA STORIA MODERNA

A un mese dal lancio, Amazon già vende in tutti i 50 stati americani e in 45 nazioni all’estero. Nel giro di tre anni arriva in Borsa: è il 15 maggio 1997. Quando a cavallo del nuovo millennio scoppia la bolla delle dot-com, Amazon viene inserita spesso tra le aziende che si avviano al fallimento. Al termine della crisi, sarà invece una delle poche a resistere.

Negli anni l’azienda continua a crescere a un ritmo esponenziale. Arrivano nuovi prodotti (come il kindle, Amazon Prime e AWS, servizio di cloud computing) e l’offerta del marketplace si allarga fino a comprendere praticamente qualsiasi prodotto in commercio.

Nel 2013, Bezos acquista il Washington Post per 250 milioni di dollari. Nel 2017, un’acquisizione che passerà alla storia: Amazon compra Wholle Foods, catena di negozi tra le più popolari in USA, per 13,7 miliardi.

La crescita dell’azienda rende Bezos l’uomo più ricco del pianeta e, secondo alcuni, il più facoltoso dell’intera era moderna. Nel luglio 2017 il primo “sorpasso” a Bill Gates. Oggi il suo patrimonio è stimato da Forbes in 112 miliardi di dollari.

Eppure, Bezos in Amazon guadagna “appena” 81mila dollari l’anno, secondo Bloomberg. La sua ricchezza deriva infatti dalle azioni Amazon che possiede: il 16,3% del totale.

Ad agosto 2018, Amazon è diventata la seconda azienda statunitense (dopo Apple) a raggiungere una valutazione di un trilione di dollari.

ANCHE I FALLIMENTI AIUTANO A CRESCERE

Non si raggiungono risultati simili senza attraversare fallimenti e conflitti.

Lo stesso Bezos non nasconde la lunga lista di prodotti lanciati o acquisiti che si sono rivelati dei clamorosi flop. Nel 1998 compra Junglee, sito per la comparazione di prezzi, che fallisce, bruciando 170 milioni di dollari. Lancia Amazon Auctions nel 1999, un sito di aste che vuole fare concorrenza a eBay: non ci riesce e chiude. Investe in altri siti web come pets.com e gear.com, bruciando centinaia di milioni di dollari.

Il fallimento più grande? Lo smartphone Fire Phone, in cui investe 170 milioni di dollari tra commercializzazione e produzione. E che deve mettere da parte ad appena un anno dal lancio.

Ai fallimenti, però, Bezos ha sempre reagito bene. E anzi, ne fa una componente del successo di Amazon:

«Chi fa una scommessa sul futuro in maniera coraggiosa, chi sperimenta, non sa mai in anticipo se funzionerà. Gli esperimenti sono per loro stessa natura inclini al fallimento. Ma anche pochi, grandi successi, possono compensare dozzine e dozzine di attività che sono andate male».