Tutto il second hand – dalle automobili ai mobili – sta vivendo, come sempre in tempi di crisi economica, una grande rinascita. Ci si disfa di cose non più utili e si compra quello che serve a prezzi ridotti.
Secondo l’ultima ricerca BVA Doxa su “La Second Hand” ai tempi di Covid-19, ben 7 italiani su 10 hanno scelto la compravendita di usato, da marzo ad oggi. Se per molti era già un’abitudine (39%), la second hand è stata scelta in questi mesi di incertezza come opportunità di risparmio o di guadagno, e si è diffusa grazie a una maggiore consapevolezza del valore delle cose e a una riconsiderazione delle proprie priorità.
Per la moda poi è un vero boom! Il vintage è una costante da anni, con negozi e mercatini che propongono ai nuovi consumatori capi d’epoca ma mai come nel 2020 e 2021 è di grande tendenza la compravendita di abiti usati non necessariamente vintage ossia, per usare un termine molto in uso, “pre-owned“.
Accanto alla curiosità per capi d’epoca, la grande spinta all’usato deriva da ulteriori elementi, tra cui la crisi economica che ci fa essere cauti negli acquisti e l’impatto delle nuove tecnologie sulla moda. Se prima infatti si andava per negozi e mercatini a scoprire pezzi interessanti di moda passata, ora c’è una grande facilità con il web. La moda usata e vintage è diventata instagrammabile e molte sono le app che guidano la tendenza e fanno incontrare venditori e acquirenti sul nuovo mercato nato nel web: una facilità di compra/vendita che prima non c’era e che oggi sta trascinando il mercato!

A tutto questo si aggiunge la consapevolezza del valore aggiuntivo della moda usata, ovvero la ri-circolazione di un capo, in un’ottica di sharing economy anti- spreco che è un’esigenza ormai molto radicata in tutti noi. Ci si rinnova il guardaroba con poco e con l’idea di indossare un capo vissuto e con una storia, con l’idea di far trovare nuove case alle tue vecchie cose. Usato e vintage è trendy persino tra chi potrebbe permettersi altro, a dimostrazione che è diventata un’inclinazione dell’animo e uno stile di vita.
In una recente intervista a Vogue Uk, Angelina Jolie ha confessato il suo amore per i pezzi antichi e ha condiviso alcuni dei suoi preziosi pezzi per le foto sulla rivista. “Investo in pezzi di qualità e poi li indosso fino alla morte. Stivali, un cappotto preferito, una borsa preferita, non cambio le cose spesso. Godersi i tuoi pezzi vintage, se li hai, e riscoprire alcuni negozi vintage sembra parte della strada da percorrere per la sostenibiità”, ha detto la super star hollywoodiana.
QUALI SONO LE APP DEL MOMENTO?
VINTED: app per vendere e comprare vestiti di seconda mano a livello internazionale in Italia e in Francia. Con Vinted si ha la possibilità di vendere più velocemente proprio perché la spedizione è a carico dell’acquirente e la trasfusione di denaro sul proprio conto bancario è diretta nel momento di ritiro del pacco. L’unica con zero costi di commissione per chi vende.
DEPOP: è un marketplace a portata di mano che permette di vendere oggetti e vestiti di seconda mano a livello internazionale. Un’applicazione più conosciuta che permette di avere più possibilità di vendita, nonostante le commissioni di spedizione siano a carico di chi vende.

SUBITO: non solo vestiti ma second-hand per liberarsi di oggetti di tecnologia, mobili, auto, case, appartamenti, offerte di lavoro, arredamento, animali e qualsiasi prodotto che non si utilizza più. Dà la possibilità di vendere in tutta Italia ed è facile da utilizzare per chiunque. La spedizione è a carico di chi vende come per Depop.
In conclusione, se per molti italiani comprare e vendere usato era già un’abitudine (39%), l’avvento del Covid-19 e i suoi effetti sulla vita quotidiana durante tutto il 2020 sono stati una leva di cambiamento anche per gli acquisti, tanto che la second hand è stata introdotta come nuova abitudine anche per il futuro dal 67% degli italiani. Per molti, inoltre, l’usato ha significato risparmiare in un momento di incertezza economica sia vendendo oggetti e articoli di cui non avevano più bisogno (28%), sia comprando usato invece del nuovo (33%), confermando il ruolo di economia partecipativa che genera e ridistribuisce ricchezza, insito nella second hand.